Abstract
Questa escursione è stata effettuata in occasione della riunione annuale del Gruppo Italiano di Geologia Strutturale (GIGS 2015) - sezione della Società Geologica Italiana - in collaborazione con il Gruppo Nazionale di Petrografia (GNP). Geologicamente, il Massiccio dell'Aspromonte ricade all'interno dell'Orogene Calabro-Peloritano (OCP), un segmento orogenico nastriforme arcuato localizzato nel più ampio dominio geodinamico del Mediterraneo occidentale, fisiograficamente composto inoltre dal Massiccio Silano, dalla Catena Costiera, dalle Serre e dai Monti Peloritani. L'OCP, comunemente noto col nome di Arco Calabro, è stato recentemente interpretato come la fusione di due microterranes (i.e. settentrionale e meridionale), caratterizzati da una differente evoluzione tettono-metamorfica, oggi separati lungo la stretta di Catanzaro.
La fusione di questi due differenti settori può essere ragionevolmente connessa all'intensa attività tettonica trascorrente che ha accompagnato la geodinamica del Mediterraneo occidentale sin dal Cretacico e che oggi trova riscontro oltre che lungo la stretta di Catanzaro anche dalla presenza di altri allineamenti tettonici, come il complesso delle faglie della linea del Pollino, della linea di Palmi e quella di Taormina. In tale contesto si inserisce l'escursione qui proposta che ha lo scopo di permettere l'osservazione di alcuni elementi chiave utili per capire meglio l'articolata storia geologica di questo settore della catena alpino-appennica a partire già dalla base del Paleozoico. Il percorso articolato in due giorni, attraversa alcuni tra i luoghi più affascinanti dell'Aspromonte (Calabria meridionale), ha lo scopo di illustrare da un lato l'evoluzione tettono-metamorfica del basamento cristallino sviluppatasi a partire almeno dal passaggio Precambriano-Cambriano, contribuendo così a vincolare diversi aspetti chiave della geodinamica del Mediterraneo occidentale, dall'altro l'evoluzione morfotettonica tardo quaternaria del segmento orogenico calabro in quanto l'Aspromonte ne rappresenta uno dei settori chiave, essendo stato interessato più volte da terremoti distruttivi. Per quest'ultima ragione, alcune delle tappe sono dedicate all'osservazione delle caratteristiche morfologiche, strutturali e sedimentarie di due delle strutture tettoniche più attive dell'Italia meridionale: le faglie normali di Scilla e Armo. Il percorso permette infine di visitare, lungo la costa tirrenica e ionica, due siti controllati da queste grandi faglie normali, che mostrano sequenze complete di terrazzi marini di età pleistocenica, generati dal forte sollevamento tettonico, significativamente più veloce rispetto all'innalzamento del livello medio marino nell'Olocene. Tali siti, spesso ben conservati, sono caratterizzati dalla presenza di paleolinee di costa oloceniche sollevate, elementi importanti per ricostruire la paleosismicità di questo settore e, in generale, utili anche per la valutazione del rischio sismico dell'area